Posizione della placenta e amniocentesi
Dato che le donne dal fattore Rh negativo che hanno concepito con un partner Rh positivo devono evitare lo scambio di sangue tra loro e il feto per non mettere a rischio la gravidanza (con l’insorgenza, ad esempio, dell’eritroblastosi fetale), in questo caso, subito dopo l’esame è necessario fare una puntura di immunoglobuline anti-D (massimo entro due ore), per scongiurare il trasferimento degli anticorpi della mamma al feto.
Placenta previa: cos’è e quali sono i rischi
In condizioni normali, che sia anteriore o posteriore, la placenta si impianta nella parte superiore della cavità uterina. In un caso su 200, però, non va proprio così: la placenta previa si impianta nella parte posteriore dell’utero andando a coprire parzialmente o interamente l’orifizio uterino. In genere, con l’aumentare delle dimensioni dell’utero, la placenta sale da sola eliminando ogni rischio. Quando invece rimane bassa, rende difficile il passaggio del feto per parto vaginale, col rischio di pericolosi distacchi improvvisi della placenta e conseguenti emorragia e sofferenza fetale. In questo caso (specie se la placenta previa è centrale e quindi blocca interamente il collo dell’utero) si deve optare per il parto cesareo per evitare rischi. In caso di placenta previa centrale, inoltre, è consigliato stare a riposo e evitare il più possibile sforzi e rapporti sessuali. Se si hanno perdite di sangue, è bene rivolgersi subito ad uno specialista: la placenta potrebbe aver iniziato a staccarsi, richiedendo un cesareo d’urgenza. Quando invece la placenta previa è marginale, cioè non copre completamente l’orifizio uterino interno, il parto vaginale non è necessariamente da escludere. È bene, per tutti questi motivi, controllare con un’ecografia la posizione della placenta intorno alla 35 esima settimana.